Sulle dichiarazioni post-Bayern di Marotta5 minuti di lettura

Come forse avrete intuito, non amo parlare di arbitri e arbitraggi e anche su Juventibus, al di là delle analisi specifiche di Maurizio Romeo, lo facciamo davvero raramente. Provate a fare un giro su altri lidi dopo un errore arbitrale subìto per notare evidenti differenze di approccio, e non vale la battuta che a noi fischino sempre e solo a favore. Tanto non vale che, puntualmente, sono accusato (e lo è pure il sito) di snobismo da parte degli stessi tifosi juventini che ci seguono fin lì, ma poi ci vorrebbero più “cattivi”, “polemici”, da battaglia.

Diciamoci le cose come stanno, tagliando tutti i discorsi filosofici sull’importanza di non cercare alibi e di concentrarsi su eventi che dipendano da se stessi e non da cose incontrollabili (come gli arbitri). Ne abbiamo parlato spesso e, se non vi siete convinti finora, non lo farete con un altro articolo fotocopia.

Parliamo di Juve-Bayern allora e, nello specifico, delle dichiarazioni di Marotta e di John Elkann, una reazione inusuale e, per questo, che ha fatto rumore (e discutere: siamo un sito di opinioni con commenti, discutiamone).

Lo dico subito: nel doppio turno con i tedeschi abbiamo subìto errori arbitrali evidenti ed altri, sbattuti su tutti i giornali, sui quali mi sono trovato meno d’accordo essendoci quantomeno un dubbio interpretativo legittimo o una discrezionalità arbitrale alla base del giudizio. Ad ogni modo, si può dire che, nel dubbio, le decisioni non ci hanno certo favorito. Non ho alcun problema ad affermarlo. L’arbitraggio è una componente del gioco esattamente come la non spazzata di Evra, come la palla alta di Morata a 2 metri dalla porta, come il Cuadrado-Neuer-palo-faccia di Cuadrado che avrebbe probabilmente chiuso i giochi ecc. Tutto è analizzabile di una partita e non ci si deve certo nascondere.

Il problema è un altro. Allegri, giustamente, non è andato in tv nel dopopartita a prendersela con Evra perché sa che Patrice è un leader impeccabile e sa che ha fatto un errore che nel calcio non deve succedere ma che sarà stato proprio lui il primo a riconoscerlo e ad essere arrabbiato con se stesso. E allora non serve. Ha parlato però di Mandzukic, troppo “generoso” e troppo basso rispetto alle consegne. Lo ha fatto non perché Evra sia il suo cocco e Manzo no, ma perché il secondo, nonostante un’indicazione tattica precisa, non ha evidentemente ancora capito l’importanza di seguire alla lettera le direttive della panchina. E allora Allegri ha voluto rafforzare pubblicamente il suo disappunto per cercare di far capire al giocatore che lui è disposto a sorbirsi tutte le critiche del caso quando i giocatori eseguono i suoi compiti e nonostante ciò arrivi la sconfitta, ma che – in caso contrario – saranno soli e senza protezioni..

La tv è uno strumento non “di verità” (non è necessario dirla in tv, Allegri stesso spesso trolla allegramente e va benissimo così), ma di comunicazione tramite il quale decidere o meno di rendere pubblici alcuni messaggi per ottenerne un conseguenziale effetto.

Stesso principio vale allora per la questione arbitrale. La critica che sento spesso a noi presunti snob è: “ma che problema c’è se vai in tv a dire la verità?”. Nessuno. Esattamente come non ci sarebbe stato nulla da argomentare se Allegri in tv avesse dedicato 5’ all’errore di Evra o a quelli di altri calciatori. Non c’è problema nemmeno se nel sito ne parla Romeo, col quale si può essere d’accordo o meno ma che cerca di commentare gli eventi basandosi il più possibile sui fatti e sul regolamento.

La domanda vera e certamente più interessante è un’altra: “perché si è scelto di usare il mezzo di comunicazione della tv (o dei media in genere, o della stampa) per effettuare quella dichiarazione? Cosa si mira ad ottenere?”. Il focus, a mio avviso, dovrebbe essere lì ed è l’unico aspetto che davvero mi intriga.

Marotta non ha semplicemente detto che alcune decisioni arbitrali abbiano influito sul risultato finale assieme agli errori individuali commessi da alcuni nostri giocatori ed alle giocate riuscite degli avversari. Marotta ha chiesto “rispetto”. Marotta ha parlato addirittura a nome delle italiane rivendicando arbitraggi non all’altezza. Tutto ciò, che sia vero o no, diventa addirittura irrilevante.

Marotta ha fatto politica.

Ha criticato implicitamente (ma si capisce benissimo) il designatore Collina e non più il singolo arbitro per la singola decisione sbagliata. Perché? Dubito sia per ricorre ad un alibi facile. Dubito lo abbia fatto per “proteggere” la squadra dalle critiche e per offrire ai giocatori e al tecnico un’ancora di salvataggio con i tifosi dopo una prestazione comunque molto positiva. Non ne dovrebbero avere bisogno e certamente non ne abbiamo bisogno noi.

Lo ha fatto per ottenere evidentemente un risultato. Politico.

E allora, la differenza tra le sue dichiarazioni (rafforzate il giorno dopo da John Elkann, che di calcio parla quasi mai e quando lo fa è sempre per politica) e quelle di un De Laurentiis qualsiasi che insulta Platini, non può essere “solo” nella forma, nella “storia” personale dei due dirigenti (conta, ma non se fai dichiarazioni politiche), nello stile. Mi spingo oltre: non può essere nemmeno solo nel merito.

La differenza deve esserci negli effetti che una dichiarazione politica PUBBLICA scatena. A De Laurentiis hanno riso tutti in faccia trattandolo come un cafone rosicone (e, ragionandola come fa qualcuno, alla prima occasione è stato mandato un arbitro killer per ribadire la risata). Se le dichiarazioni di Marotta (e John Elkann) non produrranno effetti politici, saranno state delle dichiarazioni politiche deboli. Quindi inutili e, speriamo di no, magari pure dannose. Per l’immagine del club e non solo. (è vero che in politica si lavora ai fianchi, ma lo si fa a telecamere spente proprio per questo, di solito).

E’ per questa ragione che non riesco ancora a dare una valutazione agli eventi (e quindi non ne ho parlato finora, posto che non avrei detto nulla a prescindere). C’è da attendere, da capire, da osservare l’increspatura dello stagno dopo averci buttato il sasso. Se si sia trattato di un grido disperato o di una presa di posizione forte e coraggiosa cui magari ne seguiranno altre. Valutiamo quello. Che oggi, eliminati dalla Coppa, è l’unica cosa che conta poiché nessuno ci verrà a dare una pacca sulla spalla o la qualificazione a tavolino. Non è snobismo. E’ dare il giusto peso e il giusto contesto alle cose. Che a dire “non era fuorigioco!” non ci vuole nulla e non c’è neanche nulla di male. Ma poi?

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