Scommessopoli. L’arringa dell’avv. Bongiorno (difesa Conte)17 minuti di lettura

In premessa, la Bongiorno spiega come non abbiano impugnato l’ordinanza con la quale è stato respinto il patteggiamento di Conte su ferma richiesta dell’allenatore, affinché fosse “assolutamente chiaro” come non fosse sua intenzione cercare “reti di salvataggio”. Ciò è avvenuto contro le indicazioni dei legali stessi, che avevano preparato il ricorso come si fa ormai “automaticamente”. Ha poi spiegato che anche lei, da avvocato, avrebbe suggerito il patteggiamento, ma solo perché la CND tendeva a sposare in pieno le tesi accusatorie di Palazzi e c’erano poche speranze (qui un mio articolo con le cifre). Ha parlato di una giustizia sportiva che in questo momento storico e così organizzata somiglia ad una bilancia nella quale c’è un solo piatto, quello dell’accusa. Di seguito l’arringa vera e propria, iniziata discutendo il ruolo di Carobbio. Mi scuserete per il forse eccessivo ricorso alle parentesi, ma è per facilitare la comprensione a chi tradurrà l’articolo nelle varie lingue.

I PENTITI ANDREBBERO CONTROESAMINATI

«Io credo che – e non so chi di voi come me ha esperienza in materia di collaboratori di giustizia (pentiti, ndr) – l’unico modo per mettere in discussione la loro credibilità è il controesame (l’interrogatorio fatto dagli avvocati difensori, ndr). Voi direte “perché?”. Perché se Carobbio (il calciatore ex Siena che accusa Conte, ndr) fosse venuto qui davanti con Gervasoni (un altro calciatore collaboratore altrettanto importante e ritenuto credibile da Palazzi, ndr), io gli avrei fatto 450 domande. Se fosse stato un pentito credibile avrebbe risposto, però ad un certo punto una domanda alla quale avrebbe dovuto rispondere davanti a voi e che a me mi resta qui (indica lo stomaco, ndr) c’è tuttora. Io avrei chiesto a Carabbio: “Mi scusi Carobbio ma Gervasoni – che è il pentito che secondo la Commissione la riscontra (conferma l’attendibilità delle sue dichiarazioni, ndr) – ha detto la verità o non ha detto la verità quando ha detto che la partita Novara-Siena è una partita che è stata combinata dagli zingari e da pochi infedeli e che non c’era quindi l’accordo di spogliatoio».

A questo proposito, avendo trattato ed esaminato la gara in questione, vi rimando alla prima parte e alla seconda parte del mio articolo per eventuali approfondimenti.

«Perché state attenti a questo: noi non abbiamo un pentito riscontrato. Abbiamo Carobbio annullato da Gervasoni. E allora: aveva senso o no portarli qua davanti? Voi direte: “Ma avvocato, noi abbiamo i verbali: quando andiamo in Camera di consiglio (per decidere, ndr) tranquillamente ci leggiamo i verbali”. Ecco, io onestamente non ci sto a dare agli avvocati il ruolo di lettori dell’Enigmistica, perché quando io facevo l’Enigmistica c’era il famoso giochino “Caccia all’errore”. Io credo che impacchettare i verbali, darli agli avvocati e dire: “Voi trovate l’errore” sia un po’ poco. Questo non significa che io non ho attenzione e fiducia nella Procura federale (Palazzi, ndr) che ha fatto i verbali o nel Pm (il dott. Di Martino, Pubblico Ministero della Procura di Cremona titolare dell’indagine penale, ndr), assolutamente: io ho fiducia totale personale e come ufficio. Il problema secondo me è un altro: che esiste una fisiologica diversità di errori. Le 450 domande che io ho in mente non le ha fatte il dottor Palazzi, ma le ha fatte la Procura di Cremona. Questo è per spiegare perché a mio avviso dovete considerare bene che quando Conte ha scelto di fare il patteggiamento non l’ha fatto perché voleva una pena ridotta: l’ha fatto perché gli è stato detto – e anch’io gliel’avrei detto – “Guarda che manca un piatto della bilancia”. E questa è la prima precisazione che volevo fare».

CAROBBIO PER PALAZZI E’ UNO E TRINO, DIVINO

«Dico subito che a me non ha stupito il fatto che Carobbio sia ritenuto credibile. Quello che mi ha stupito – e vi chiedo di andare a verificare – sono state le parole che sono state usate: a pag. 25, Carobbio non è soltanto credibile, riscontrato e attendibile un po’ come tutti i pentiti…. quando voi andate a leggere, Tommaso Buscetta (uno dei più importanti capi della mafia siciliana divenuto, dopo l’arresto, un collaboratore di giustizia, ndr) era credibile, quello attendibile, quell’altro riscontrato… Sapete che parole sono state selezionate per definire Carobbio? “Assoluta attendibilità”. L’Assoluto nella teologia cristiana chi è: Dio, il Verbo. Una credibilità “divina”. Non ci può essere una sola dichiarazione di Carobbio minimamente erronea. In effetti è stato valutato così perché tutti i testimoni che sono stati portati dai miei colleghi di difesa che hanno assunto a sommaria informazione sono stati dichiarati inattendibili. Contateli: 25 contro Carobbio, prevale Carobbio. Carobbio non mente mai, Carobbio non sbaglia mai, Carobbio non tentenna mai. Ha una percentuale di infallibilità – badate – del 100%. Mentre per altri pentiti è stato fatto questo approfondimento, per Carobbio non lo troverete. A me ha fatto impressione questa divinizzazione di Carobbio e secondo me non è casuale».

IL RISCONTRO “PING-PONG” (NON AMMESSO DALLA CASSAZIONE)

«Per Carobbio c’è il cosiddetto riscontro “ping pong”. E allora siccome io credo che questa Corte verificherà se un riscontro c’è o è un riscontro “ping pong”, si è cercato di accrescere la credibilità intrinseca, quasi a dire: “Carobbio è talmente credibile in sé, che non ha bisogno di riscontri”. Carobbio si autoriscontra. Carobbio è divino. Carobbio è uno e trino. Cos’è la tecnica di riscontro “ping pong”: è quello che viene bocciato dalla Cassazione. (Cita, ndr) “L’attendibilità di Carobbio in Novara-Siena è comprovata dalle dichiarazioni rese in altre gare ad esempio…”. Uno dice: beh, andiamo a vedere quali sono. Per Novara-Siena sapete quali sono le gare che provano la credibilità di Carobbio? (Riprende a leggere, ndr) “..Albinoleffe-Siena”!! Ma come!! L’altra contestazione? Tu usi l’altra contestazione come riscontro? Allora io che ero sopravvenuta alle due difese (ai due altri difensori, l’avv. Chiappero e l’avv. De Rensis, ndr) dico: andiamo a vedere Albinoleffe-Siena per vedere allora come provano Novara-Siena! Vado a vedere Albinoleffe-Siena e sapete cosa si legge? “Per quanto concerne Carobbio, abbiamo già provato la credibilità..”. E dove l’avete provata? Se Novara-Siena era “ping-pong” e si andava ad Albinoleffe-Siena, poi Albinoleffe-Siena come la provi? Con Novara-Siena? Questo è il riscontro “ping-pong”. E allora, se è vero quello che dice il procuratore federale e cioè che qui non c’è una giustizia di serie b e c’è l’approfondimento, verificate se dovete confermare la credibilità “ping-pong”».

PER SALVINI, CAROBBIO NON E’ “ASSOLUTAMENTE” CREDIBILE

«Dico subito per chiarezza che io ho grande rispetto per la Commissione Disciplinare (la commissione che ha emesso le sentenze di primo grado, ndr), però ho anche rispetto per il giudizio che è stato dato su questi pentiti da un giudice che io conosco bene per la sua bravura e la sua preparazione: Guido Salvini (Giudice per le Indagini Preliminari di Cremona, ndr). Guido Salvini non solo non ritiene Carobbio una divinità ma – lo troverete nell’ordinanza di custodia cautelare – dice una cosa che è una bocciatura clamorosa e io non ho mai visto per nessun tipo di collaboratore un giudizio così severo: “un dichiarante che miscela verità e menzogna per alleggerire la sua posizione”. Attenzione: è un giudizio rigoroso. E’ “collaboratore” colui che confessa, ammette e conosce le proprie responsabilità. Un soggetto che si difende non è collaboratore. E il giudice Salvini dice..».

Qui si interrompe per ricordare alla Corte – da penalista – chi sia il giudice Salvini, uno che ha fatto processi per terrorismo di destra e di sinistra nel periodo in cui entrarono in vigore le leggi sui pentiti e che sui pentiti ci ha scritto dei libri. Insomma: un grande ed apprezzato esperto in materia.

«Intendendosi di pentiti, il GIP Salvini sa benissimo che il sig. Carobbio mente. Perché: il collaboratore, come voi sapete, come prima cosa si dice che deve essere “pentito”. Salvini ha fiutato nel primo interrogatorio, quello del 20 dicembre (2011, ndr), che in realtà Carobbio recita. E recita anche il pentimento. Io vi prego di verificare, alla fine del primo verbale, quando il GIP dice a Carobbio: “Va bene, concluda le sue dichiarazioni..” perché ovviamente si aspettava la tipica cosa che avviene nei verbali dei pentiti, e cioè che Carobbio dicesse “io son dispiaciuto di quello che è successo, ecc..” perché ovviamente è un collaboratore “pentito”. Sapete come fa Carobbio? Siccome stava recitando, trae le sue parole dal Catechismo e recita l’Atto di Dolore (una preghiera, ndr) del Catechismo. Io non so se voi conoscete le parole del Catechismo, ma sono: “Signore io mi pento e mi dolgo..” e lui inizia a dire “Mi pento e mi dolgo con tutto il mio cuore”. Salvini lo blocca e dice: “Se dici queste parole non ti crederà nessuno”. Cosa significa questo: significa che io vi pregherei di verificare con attenzione la credibilità di Carobbio».

PERCHE’ TIRA IN BALLO CONTE E IL SIENA

«Ammesso e non concesso che tutto questo è vero… perché? Mettiamo caso che in alcune cose (Carobbio, ndr) ha detto il falso. Ma perché doveva tirare in ballo Conte? Perché questa poi è la domanda delle domande. C’è la risposta: in parte la da Salvini, in parte la da secondo me – in un verbale – persino il Pm di Cremona. Io spero che tra voi (della Corte, ndr) ci sia qualche esperto di diritto penale perché la risposta alle menzogne su Conte la sa esclusivamente chi ha conoscenza di cosa rischia Carobbio nel processo penale, perché il problema di Carobbio – badate – non è se continuerà a giocare o meno, ma se passerà o meno qualche anno in carcere. Nelle contestazioni che troverete in quella ordinanza, che io spero che voi leggerete, troverete la seguente contestazione: 416 (art. 416 del Codice Penale, ndr) pluriaggravato. Che ha un 416 e sapete benissimo qual è la pena del 416 (associazione per delinquere, da uno a cinque anni, ndr), pluriaggravato da un numero di persone superiore a 10 e ancora pluriaggravato perché è un reato trasnazionale (compiuto in più Stati, ndr). Voi sapete per questi reati in altri Paesi quanto hanno preso alcuni calciatori? 13 anni, in Turchia. Sarà la giustizia turca, ma intanto sono 13 anni perché c’è l’aggravante (la pena ulteriore che si aggiunge a quella edittale, ovvero a quella da uno a cinque anni ndr) del reato trasnazionale è addirittura da un terzo alla metà. Questo significa che Carobbio ha fatto una scelta: la scelta di cercare di difendersi in sede penale in quello che sta facendo qui nel processo sportivo. Qual è la strategia di Carobbio, che io fossi stata legale di Carobbio gli avrei suggerito: “Devi derubricare (ridurre, ndr) il tuo reato da associazione a delinquere pluriaggravata perché rischi pene enormi. Devi derubricare quegli accordi che sono stati posti in essere in esecuzione del piano degli Zingari (gli scommettitori stranieri, ndr) in accordi da spogliatoio, in così fan tutti. Derubrica il tuo reato in peccato”. E’ questo che sta facendo Carobbio. Per difendersi deve ridimensionare il suo ruolo. Badate: non è un’invenzione dell’avv. Bongiorno. Lui lo dice il 29 febbraio: “Io mi sento parte di un meccanismo più grande di me. Quello che avete visto è una prassi consolidata di accordi tra società”. Lui dice: “Io sono un pesce piccolo, sono state le società a fare tutto”. E perché gli serve? Per tagliare il legame con gli Zingari. L’obiettivo è annunciato: (sostiene Carobbio, ndr) io non sono la cerniera tra calciatori e Zingari perché questi accordi non sono degli zingari, ma accordi di spogliatoio. Cosa rischia in sede penale se Carobbio dice questo? Rischia esclusivamente la frode sportiva e passa da quella pena altissima alla mera frode sportiva. Io vi prego di leggere un verbale del 19 gennaio perché credo che questo sia rivelatore di quello che vi sto dicendo: quando il Pm gli chiede di Novara-Siena qual è la risposta? “Venni contattato da Gegic e Ilievski (gli Zingari, ndr): loro mi chiedevano il risultato di Over, ma io ho detto no. Poi c’è stato un accordo di spogliatoio”. Allora io vorrei capire se in questo verbale non c’è poi la verità di tutto e cioè, come dice Salvini, il 50% di verità e il 50% di menzogna. E’ vero che lo contattarono, perché sappiamo che lo contattarono (dai tabulati telefonici, ndr), è falso che disse di no. Non si capisce perché improvvisamente doveva dire di no e perché improvvisamente Carobbio aveva riprovazione morale a combinare quella partita. Quindi lui dice la verità a metà: il contatto l’ho avuto, poi però deve scaricare su qualcuno. E su chi scarica? Ovviamente sull’accordo di spogliatoio. Da chi è smentito? Da Gervasoni che dice: “Quando mai! Quell’accordo di Novara-Siena è un accordo tra gli Zingari con Carobbio!”. Da chi viene smentito? Dai tabulati (telefonici, ndr) che provano che lui sino a un minuto prima della gara e dopo la gara aveva contatti con gli Zingari. E io vi prego di leggere con attenzione le dichiarazioni di Gervasoni perché Gervasoni dice la strategia che segue Carobbio: “Per me erano tutti accordi tra Zingari e pochi fedeli”. Non accordi di spogliatoio. E (Carobbio, ndr) si tira dietro Conte e si tira dietro la società (Siena, ndr) perché a lui serve trasformare questo tipo di accordo in un accordo da spogliatoio ed estemporaneo. A lui gli serve dire: ma io ho fatto quello che fanno tutti, si è cercando di fare i due feriti invece di un morto (pareggiare, ndr) e soprattutto, quello che interessa fare, è sbiadire il suo ruolo e dire quello che dice in tutti gli interrogatori nei confronti di Conte. Cioè: non ho deciso io, ha deciso la Società che è più importante di me e ha deciso Conte».

GLI ACCORDI PARALLELI

«La decisione di primo grado in realtà si rende conto di questo e dice che l’accordo c’è, ed è un accordo fatto con gli Zingari (come da dichiarazioni di Gervasoni e da riscontri nei tabulati telefonici, ndr), però si ritrova anche la dichiarazione di Carobbio che dice “No, non è un accordo con gli Zingari ma di Conte/spogliatoio” quindi la Commissione si trova due accordi. Cosa sceglie la Commissione? Purtroppo fa una scelta piuttosto pilatesca, nel senso che che dice: purtroppo c’abbiamo due pentiti che parlano di accordi di natura diversa, saranno accordi “paralleli”. Ci sarà quello degli Zingari, e quello di spogliatoio. Ora: a parte il fatto che mi verrebbe da dire che due rette parallele non si incontrano mai, per cui se gli accordi sono paralleli…»

CALAIO’ GOLEADOR PER ERRORE

«Io vorrei segnalarvi un verbale di cui nessuno secondo me si è accorto tranne il Pm di Cremona, che secondo me è un altro che di penale se ne intende molto. C’è un verbale in cui in realtà Carobbio non dice solo “quest’accordo di spogliatoio/Conte era un accordo sul pareggio”, ma dice una frase molto sottovalutata: “l’accordo di spogliatoio/Conte era di reti inviolate”. Il Pm (di Cremona, ndr) Di Martino, quando sente questa frase (e sapendo che la partita finì 2-2, ndr), gli contesta esplicitamente questo: “Mi scusi, è possibile che l’accordo fosse a reti inviolate se poi è finita 2-2?”. Risponde Carobbio: “Lei mi fa presente che il risultato di 2-2 è poco rappresentativo di un intento delle due squadre di defilarsi dall’impegno. Io le rispondo che sia in occasione di Novara-Siena, che in occasione di Siena-Torino, per quanto intendessimo fare un pareggio a reti inviolate, poi è andato a finire che Calaiò (attaccante del Siena, ndr) ha segnato due gol a partita”. Quindi la favola è: noi volevamo fare un accordo a reti inviolate, il Pm gli dice “non è vero guarda che è finita 2-2” e (Carobbio, ndr) si inventa la favola di Calaiò goleador per caso. Io se fossi Calaiò lo querelerei perché uno che fa 4 gol e gli dicono 4 gol per sbaglio mi pare offensivo. Quindi questo Calaiò che ha fatto 4 gol – vi prego di andarlo a vedere – è uno che ha fatto 4 gol “per errore”. Allora: io che mi intendo poco di calcio sono andata a vedere questi quattro gol e uno di questi quattro gol sapete come è fatto? Spalle alla porta, (Calaiò, ndr) si alza, fa una sforbiciata (torsione, ndr) e fa una rovesciata!!! Calaiò, il goleador “per caso”».

CONTE NON POTEVA NON SAPERE

«Mi avvio alla conclusione con l’ultimo paragrafetto su Albinoleffe-Siena. Come vi dicevo prima c’è il grosso problema che mentre per altre gare Carobbio riscontra Gervasoni, “purtroppo” per Novara-Siena e Albinoleffe-Siena Carobbio non ha riscontri. E allora la Commissione decide di fare il cosidetto riscontro “ping-pong” e poi di provare in qualche modo un riscontro altro che dice Carobbio. E il riscontro è il seguente: “A ulteriore conferma che Conte sapesse, vi è la circostanza che Stellini (allora collaboratore tecnico di Conte, ndr) ha ammesso di essere stato egli stesso a dare incarico a Carobbio e a Terzi al termine della gara di andare a sistemare” eccetera.. “ed è poco credibile se Stellini ha fatto tutto questo che Conte non lo sapesse”. Quindi, badate: il riscontro che Conte sapesse è che Stellini ha patteggiato ed ha ammesso. Se Stellini sa, deve sapere pure Conte. Conte non poteva non sapere. Allora: cominciamo a dire che il principio che viene affermato – e voi come giuristi dovete decidere se condividerlo o meno – è che quello che sa il vice – e tra l’altro c’è proprio un errore nella decisione perché in tutto questo non si sa che Stellini non era nemmeno il vice di Conte ma un collaboratore – lo sa automaticamente anche l’allenatore. Quindi d’ora in poi ogni qualvolta ci sarà una contestazione nei confronti di vice, avremo anche la contestazione automatica per l’allenatore. E qui rispondo al procuratore federale (Palazzi, ndr) quando dice: noi applichiamo i principi della Suprema Corte. Ma la Suprema Corte, sul principio “non poteva non sapere” non ha detto che è un errore logico? Non ha detto che in questo modo il giudice sbaglia perché non propone affatto una verità argomentata, ma “chiede un’adesione acritica ed intuitiva alla propria interpretazione dei fatti e alla soggettività del loro autore”. Non è accettabile, dice la Cassazione. E poi mi chiedo da un punto di vista giuridico come si può sposare un’omessa denuncia col principio giuridico del “non poteva non sapere”. Non c’è una decisione della Corte di Giustizia Federale che dice che è necessaria la “conoscenza concreta in ordine alla sussistenza di un illecito non essendo sufficiente un sospetto vago e indeterminato”?»

IL CARATTERE ACCENTRATORE (AL CONTRARIO)

«Ultime battute: la Commissione si rende conto che il “non poteva non sapere” di Albinoleffe-Siena è troppo debole e allora decide di trovare un riscontro al “non poteva non sapere” e lo trova, badate, nel carattere di Conte. “Non poteva non sapere (Conte, ndr) perché ha un carattere pessimo ed è addirittura un accentratore”. Vi dico subito: lui (Conte, ndr) ha un carattere pessimo! Peggio di quello che si immagina la Commissione Disciplinare. Ma io credo che a volte, in certe decisioni, io noto che si lascia il buonsenso fuori dall’aula: se cerchi un appiglio al “non poteva non sapere”, tu devi cercare un aspetto caratteriale opposto ovvero “non poteva non sapere Conte in quanto uomo disponibile, accomodante, simpatico, un punto di riferimento e quindi tutti dicevano a lui i loro segreti e lui era soggetto destinatario delle confidenze”. Ma siccome è un fatto notorio che Conte è tanto duro che io ho provato a scrivere su Google “Conte” e i primi tre risultati sono “è antipatico”, “è arrogante”, “è durissimo”, allora se hai un capo arrogante, duro e accentratore sai cosa fai? Taci. Occulti. Non parli. Ma questa è un’interpretazione mia, potrete dire. Non è un’interpretazione mia: c’è la prova di questo. Stellini è il soggetto al quale Carobbio si rivolge per la prima volta quando deve chiedere il permesso per andare a trovare la moglie (che stava per partorire, ndr). Perché Carobbio va da Stellini: perché sa che Conte non gli avrebbe mai concesso quel permesso. Quindi Carobbio va da Stellini e voi avete da (verbale di, ndr) Carobbio la risposta di Stellini a Carobbio. Secondo l’ottica accusatoria Stellini corre da Conte e gli dice tutto, vero? Sapete cosa dice Stellini? “Non andare a dire niente a Conte che è un bisbetico, scappa da tua moglie, occultagli la circostanza e fagli trovare la situazione già del tutto definita”. Quindi voi avete agli atti la prova che Stellini, il soggetto che era a conoscenza di questa combine e rispetto al quale si presume che Conte aveva un rapporto di confidenza, in realtà è un soggetto che dice “Attenzione, non parlate con Conte”! Voi avete la prova che Stellini non poteva che tacere.

Per queste ragioni io insisto nei nostri motivi d’appello».

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