L’errore (quello concettuale) di Lotito5 minuti di lettura

Gli ultimi giorni hanno dimostrato, forse più di altre occasioni, perché si sia sprofondati nel baratro attuale dal quale, a meno di un “intervento esterno” (cit. Marotta), sarà difficile uscirne con questa classe dirigenziale al potere. Lasciamo da parte l’aspetto becero della telefonata di Lotito, che si commenta da solo ma che, pur risultando comprensibilmente fastidioso, non può peggiorare ulteriormente l’immagine di un movimento già governato da pregiudicati, con club che falliscono a campionato in corso e nel quale si assiste ormai quotidianamente ad una lotta tra bande. Quello che mi preoccupa, sinceramente, non è la conferma di quanto già sapessimo, ma il vedere gente di solito pensante allinearsi al pensiero che sì, “Lotito ha sbagliato i modi, però il discorso che ha fatto sul Carpi… perchè in Inghilterra…”

NO. Fermi. Non scherziamo.

Li ho letti anche io i dati relativi all’ultimo accordo televisivo firmato dalla Premier e hanno impressionato pure me, ma è bene essere cristallini su questo punto altrimenti si rischia di perdersi in filosofia. L’unico modo per risollevare il calcio italiano e renderlo nuovamente competitivo e credibile in Europa e nel mondo (a quei livelli) non è e non può essere quello di farsi approvare le multiproprietà, eleggere un uomo sbeffeggiato dalla stampa locale e internazionale a capo della FIGC ed escludere completamente il merito in favore dell’auditel, magari tagliando fuori dai giochi le due migliori società del momento. E’ esattamente il contrario: è augurarsi accada la stessa cosa successa in Inghilterra, ovvero che gli attuali proprietari dei club di Serie A vengano spazzati via da investitori stranieri con soldi, meglio se seguendo l’esempio di realtà virtuose (ehm, la Juve) che testimoniano con i fatti come anche da noi si possa realizzare qualcosa di livello superiore al becerume altrimenti regnante, ottenendo tra l’altro risultati in campo sportivo ed economico.

Davvero credete che la Premier League sia così attraente perchè nella massima serie ci giochi il Millwall (e i suoi potenziali ascoltatori) piuttosto che (quelli del)l’Hull City? Non umiliate la vostra intelligenza. Il livello lo hanno alzato gli investimenti effettuati e l’immissione di capitali stranieri, tantissimi.

Solo per rendere l’idea: l’Arsenal è di proprietà di americani, russi e iraniani, l’Aston Villa è di un americano, il Cardiff City è di un malesiano, il Chelsea è russo, il Fulham è egiziano così come l’Hull City, il Liverpool ha un proprietario americano, il City è in mano a Mansour degli Emirati Arabi, lo United è americano, il Leicester City è tailandese, il QPR è a maggioranza malesiano e in minoranza indiano, il Southampton è svizzero, il Sunderland americano e il West Ham è in mano ad una holding islandese. E ci sono investitori stranieri con i soldi anche in Championship e nei campionati inferiori: il Birmingham CIty è di un proprietario di Hong Kong, il Blackburn è di un gruppo Indiano, il Blackpool è lituano, e via discorrendo. Chiaro?

Bene. Per attirare investitori stranieri che non siano gli sconosciuti di Parma o gli arabi senza soldi (cose da Oronzo Canà) di cui abbiamo avuto prova negli ultimi anni, non basta soltanto volerlo. Serve anche darsi da fare e dotare l’intero sistema di credibilità, di regole certe, di una giustizia ordinaria e sportiva credibile e celere, di leggi dello Stato che aiutino chi ha intenzione di investire per costruire un nuovo impianto sportivo e di altre che ne tutelino il marchio e il marketing, di un alleggerimento delle troppe procedure burocratiche (la tessera del tifoso, ma dai!!) che oggi impediscono di godersi un sano spettacolo calcistico senza problemi e serve in generale far capire ad uno straniero che qui da noi sarebbe conveniente investire e che, qualora lo facesse, non troverebbe quotidianamente gente a mettergli il bastone tra le ruote. Dovrebbe capire, il potenziale sceicco o magnate lituano, che non si troverebbe a combattere con logiche feudali, con i Lotito di turno a cambiare ogni anno le regole, con i giochi di potere stile Risiko in Lega, con un presidente che si accontenta di non contare un cazzo e con discorsi borderline come quelli sul Carpi che farebbero scappare chiunque. Siamo, cioè, al solito punto e ai soliti ragionamenti che Agnelli porta avanti da tempo e, più in generale, al motivo per cui in Italia, anche fuori dal calcio, non venga più a investire nessuno.

Pensare di poterli bypassare con una riforma dei campionati (che pure servirebbe e che auspico anche io) o di modellarli alle sole esigenze di Infront significa, ancora una volta, non avere una visione lungimirante ma pensare solo a racimolare quei soldi necessari per tirare a campare un altro triennio. Così. Nell’attuale mediocrità e senza davvero cambiare le cose in meglio. Rendiamoci conto che se a farsi le regole sono gli stessi proprietari, a loro piacimento e a maggioranza, nessuno potrà mai imporre loro di alzare l’asticella (basta che ci siano i soldi di Infront per coprire le spese per farli tutti felici). A volte, il meglio per il calcio non è il meglio per i proprietari delle squadre di calcio, ma ci vuole appunto qualcuno di esterno e forte (come la “League” della Premier League) per perseguire questo obiettivo. Per evitare che, se per racimolare qualche spicciolo in più serva escludere il Carpi in favore del Bologna, il Lotito di turno non telefoni all’Abodi di turno cercando quella scorciatoia, piuttosto patetica.

E’ davvero questo il modello di calcio che volete e che secondo voi può riportarci ai livelli di un tempo? Quello dei Lotito che fanno gli interessi dei Lotito?

P.S. Le 10 principali (per bacino e seguito) squadre della Serie A, da sole, raccolgono il 70% dei telespettatori dell’intero campionato. Le ultime 3, sommate tra loro, non arrivano all’8%. Anche a seguire Lotito nel suo ragionamento, un Carpi in A piuttosto che un Livorno non sposterebbe niente, se non uno zero virgola, massimo 1%. Credete Sky e Mediaset (o investitori stranieri) siano disposti a rivedere le proprie cifre al rialzo (raddoppiandole) in base a questo? Ve la dico diversamente: se la Serie B avesse Juve, Inter e Milan come partecipanti, magari in lotta fra loro, avrebbe quasi certamente più abbonati e telespettatori della Serie A, a prescindere dalla composizione dei due tornei. E allora, vi pare davvero di dover continuare a discutere ancora del povero Carpi e del Frosinone? Dai.

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