Calciopoli. La parola fine sui sorteggi (non truccati)13 minuti di lettura

Il tema dei sorteggi “truccati” è emerso per gli inquirenti, per la prima volta, durante l’interrogatorio del 12 maggio 2006 di Manfredi Martino, allora Segretario della C.A.N.. Così si legge alle pagine 3 e 4 del verbale: “Mi viene chiesto come poteva essere falsato il sorteggio arbitrale tanto da poter predeterminare gli abbinamenti arbitri-partite così come emerso e se in merito a tali aspetti possa avere in qualche modo conoscenza di specifiche circostanze. Rispondo affermativamente nel senso che ora intendo spiegare. Nel corso degli anni le sfere sono sempre state le stesse e con il passare del tempo le stesse presentavano visibili segni di usura. In particolare a causa dei difetti di apertura e chiusura delle sfere, nel corso dei sorteggi le stesse venivano battute per terra per aprirle e proprio tale azione meccanica aveva provocato con il passare del tempo una perdita della vernice nella parte della rigatura per l’avvitatura di ciascuna semisfera (erano palline di metallo laccate con vernice colorata, ndr). Tale mancanza della verniciatura differiva da sfera a sfera per grandezza della chiazza. Tale usura riguardava in modo particolare le sfere di colore giallo contenente i biglietti indicanti gli arbitri mentre erano di numero inferiore quelle verdi e rosse che presentavano tali segni distintivi. Generalmente l’estrazione delle sfere avveniva prima delle partite e poi dell’arbitro ma non so indicare le volte in cui è avvenuto il contrario o in cui l’azione è avvenuta in contemporanea. Al sorteggio venivano portate un numero di buste corrispondente a seconda della stagione ad un numero di fascie in cui venivano suddivise le gare ovvero se il sorteggio prevedeva che le partite fossero suddivise in un dato numero di fascie. A tale numero corrispondeva naturalmente un medesimo numero di arbitri divisi per tale fascia. I sorteggi mediamente duravano poco, tra i 10 e i 15 minuti circa, e si svolgevano in un’atmosfera solitamente serena caratterizzata anche da pause dovute a scambi di battute fra i designatori e le persone presenti alla designazione tanto da determinare un atteggiamento solitamente amichevole e non certo di rigido controllo. Mi viene chiesto quindi a cosa potesse servire l’inserimento di una pallina gialla caratterizzata da segni distintivi e rispondo che ciò era legato all’esigenza dei due designatori di poter individuare una scelta arbitrale a loro gradita aggirando il sorteggio davanti al notaio. In pratica, il momento importante era rappresentato dalle pause di cui sopra accennato laddove Pairetto da una parte e il giornalista dall’altra rimanevano sospesi con le sfere tra le mani all’interno dell’urna stessa affermando la sfera prescelta o anche dopo che la sfera raccolta era stata portata fuori dall’urna e prima che fosse aperta. In pratica Pairetto, a cui spettava l’onere di scegliere la palla verde o rossa relativa alle partite, nel caso in cui era necessaria abbinare una scelta arbitrale individuata dai designatori, temporeggiva con scioltezza per qualche istante in attesa che il giornalista designato provvedesse a prendere la pallina gialla”.

Lo stesso Manfredi Martino, in realtà, già durante il controesame degli avvocati della difesa svolto durante il processo lo scorso novembre, aveva completamente cambiato versione, sostenendo come il realtà gli fosse stato chiesto dai Carabinieri, che in premessa affermavano di sapere già che i sorteggi fossero truccati, di illustrare loro un modo plausibile per farlo. La sua non è perciò una ricostruzione, ma una ipotesi. Tra l’altro irrealizzabile.. Fatto questo di per sè gravissimo, che getta più di qualche ombra sul metodo di lavoro dei Carabinieri. Come detto, smentirà. Ma a noi interessa altro, in questa analisi. Interessa capire proprio come abbiano agito gli inquirenti. Già detto delle anomalie dell’interrogatorio, vi chiediamo comunque, mettendole per un attimo da parte: voi, al loro posto, cosa avreste fatto?

La risposta è semplice. Per accertare se i sorteggi fossero regolari o meno, dopo aver effettivamente approfondito le modalità di svolgimento, sarebbe probabilmente bastato interrogare tre persone: i due notai supervisori incaricati dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio di presenziare ai sorteggi di Serie A e di Serie B – i notaio Ioli e Tavassi – e il presidente in carica dell’U.S.S.I. (Unione Stampa Sportiva Italiana), il dott. Antonello Capone, che di volta in volta nominava un giornalista per estrarre le palline degli arbitri. Sarebbe impossibile, a rigore di logica che, queste tre persone – in caso di sorteggi irregolari – non ne avessero mai avuto accortezza (o, in caso contrario, non si capisce come non siano state indagate). Sarebbe bastato insomma, invece di ipotizzare decine e decine di capi d’imputazione, rivolgere loro alcune domande. Invece non sono mai stati ascoltati sull’argomento. Mai. Neanche una volta. Oltre alle telefonate ignorate, perciò, con una battuta potremmo riassumere che ci sono state anche persone informate sui fatti ignorate.

Ci hanno dovuto pensare, come sempre in questo processo, gli avvocati difensori a interrogarle, nel processo (ecco perchè bisogna diffidare di tutto ciò che avviene prima: le prove si formano in dibattimento, e non nelle informative) e a chiedere di chiarire ogni dubbio. Queste le risposte (a fine articolo vi posto le fonti per eventualmente verificarle):

SULLA RICONOSCIBILITA’ DELLE PALLINE

Così il Notaio Ioli:

  • Pm Capuano: «Lei ha potuto vedere e verbalizzare la qualità delle sfere che venivano inserite nelle urne?»
  • Notaio Ioli: «La qualità no. Tenga presente che avevo una funzione di controllo e che quindi se le palline fossero state una diversa dall’altra o visibilmente diverse…. (l’avrei verbalizzato, ndr)»
  • Pm Capuano: «Per visibilmente cosa intende?»
  • Notaio Ioli: «Cioè che io mi accorgo che una è diversa dall’altra. Tanto è vero che quando si aprivano io insistevo che venisse rimescolato tutto perchè…. proprio perchè fosse corretto»

Così il notaio Tavassi:

  • Avv. Morescanti: «Senta, se lei ricorda: le sfere di colore diverso, dello stesso colore, non so lei cosa può ricordare del sorteggio..»
  • Notaio Tavassi: «Ricordo che le palline erano gialle e rosse; ora non ricordo quali (erano, ndr) delle partite….»
  • Avv. Morescanti: «Tutte quelle in un’urna erano di un colore e tutte quelle nell’altra… Il giornalista, o anche Pairetto che era quello che estraeva la sfera relativa alle gare, poteva sapere cosa c’era inserito all’interno di ogni sfera?»
  • Notaio Tavassi: «No. Secondo me no, se avessi avuto un dubbio sulla circostanza insomma..»
  • Avv. Morescanti: «Lo avrebbe rappresentato»
  • Notaio Tavassi: «Sicuramente, sennò era inutile che stessi li a fare il sorteggio»

SULL’APERTURA INVOLONTARIA DELLE PALLINE

Così il notaio Ioli:

  • Avv. Bonatti: «Com’erano dislocate le urne?»
  • Notaio Ioli: «Dunque avveniva in pubblico, cerano giornalisti funzionari della federazione, c’era un tavolo in cui io stavo in centro e a destra stava un designatore per le partite e a sinistra l’altro. Le urne erano di plastica visibili trasparenti in cui venivano messe queste palline. Quando rimescolando poteva capitare che qualche pallina si aprisse veniva rimessa dentro e veniva rimescolata e così via… »
  • Avv. Bonatti: «E’ capitato che qualche pallina si aprisse? »
  • Notaio Ioli: «Ogni tanto è capitato, veniva richiusa e veniva rimescolata»
  • Avv. Bonatti: «Quindi lei verificava che non ci fosse la possibilità di leggere il nominativo»
  • Notaio Ioli: «Certo»

Su questo punto è bene precisare come nè Ioli nè Tavassi avessero mai scritto dell’accaduto nei verbali, ritenendolo superfluo e avendo comunque sempre proceduto ad accertare che non vi fossero state situazioni anomale. Sentite come risponde il notaio Ioli al Pm Narducci..

  • Pm Narducci : «Dunque lei non ha mai attestato nel verbale che alcune sfere nel corso delle operazioni si aprivano»
  • Notaio Ioli: «No!»
  • Pm Narducci: «Quindi lei come pubblico ufficiale non ha mai ritenuto suo dovere di segnalare alla federazione o agli organi di controllo»
  • Notaio Ioli: «Scusi, io faccio il notaio, se lei mi parla di contenuto dell’atto io non posso risponderle»
  • Pm Narducci: «Che significa?»
  • Notaio Ioli: «Significa: perchè non me lo impugnate per querela di falso?».

Appunto. La domanda delle domande. Ovviamente il motivo è intuibile: una querela di falso contro un notaio basandosi solo sulla contraddittoria testimonianza di Martino? Neanche Narducci si sarebbe potuto spingere tanto oltre.

Così il notaio Tavassi:

  • Avv. Bonatti: «Era mai capito che potessero, durante l’inserimento delle palline, aprirsi alcune sfere?»
  • Notaio Tavassi: «Si, qualcuna si apriva perché era più lenta di altre; altre addirittura ricordo che non si apriva e venivano sbattute ripetutamente sul tavolo»
  • Avv. Bonatti: «In questi casi cosa succedeva? se qualcuna non fosse rimasta chiusa, ma fosse rimasta aperta?»
  • Notaio Tavassi: «Veniva richiusa»
  • Avv. Bonatti: «Quando si apriva la pallina si riusciva a leggere il nome?»
  • Notaio Tavassi: «No, su questo sono certissimo!»

Così il presidente dell’U.S.S.I. Capone:

  • Morescanti: «..lei come giornalista apriva la sua sfera per estrarre il nome dell’arbitro; lei ricorda il bigliettino come era inserito…era piegato, chiuso, che si poteva leggere il nome..?»
  • Capone: «Era sempre piegato, infatti c’era anche, per le grandi partite, questo attimo di suspense per aprire il biglietto e da lì usciva il nome dell’arbitro»
  • Morescanti: «Quindi, anche se in determinate occasioni la sfera si dovesse aprire così per errore, si poteva leggere comunque il nome dell’arbitro inserito, oppure era chiuso in modo che senza questa operazione non si potesse leggere il nome?»
  • Capone: «Il nome non si poteva leggere e se qualche volta è successo che la pallina si sia aperta è stato richiusa, è stato rimescolato tutto quanto e poi è stata estratta la pallina. Le palline in quest’urna trasparente giravano di continuo…»

SUL COINVOLGIMENTO (DECISIVO PER L’ESTRAZIONE) DEI GIORNALISTI

  • Avv. Morescanti: «Lei, proprio in relazione a questa sua ultima qualifica (presidente U.S.S.I., ndr) che ha appena elencato al collegio, ci può dire chi è che inviava i giornalisti, sceglieva, decideva, quali dovevano essere i giornalisti che dovevano prendere parte al sorteggio arbitrale?»
  • Capone: «Io personalmente»
  • Avv. Morescanti: «E secondo quale criterio sceglieva i giornalisti da inviare?»
  • Capone: «Un criterio di equità, di far partecipare sempre un giornalista diverso e un criterio anche di trasversibilità, ovvero, un rappresentante preferibilmente di ogni regione italiana, una volta maschio un’altra volta femmina, di qualsiasi età, alternando stampa scritta o televisioni pubbliche e private, radiofoniche, freelance, in modo che il giornalista fosse sempre diverso e rappresentasse il mondo dell’informazione nella sua complessità; giornali sportivi, giornali di informazioni normali»
  • Avv. Morescanti: «Per cui nella stagione 2004-2005 è giusto dire che ad ogni sorteggio ha partecipato un diverso giornalista?»
  • Capone: «Si, sicuramente; se qualche volta è successo che qualcuno ha raddoppiato è perché questa attività dei giornalisti era assolutamente gratuita, assolutamente non retribuita (la Federcalcio non rimborsava neanche le spese di viaggio); però tutti abbiamo una professione e siccome io, insieme con presidenti dei gruppi ragionali, cercavamo per tempo il giornalista e lo decidevano almeno due giorni prima, glielo comunicavamo, naturalmente coinvolgendo il giornalista (se aveva piacere di farlo lo faceva se non aveva piacere di farlo non lo faceva, ndr). Poteva accadere che il giornalista venisse inviato dal proprio giornale per qualche servizio, o poteva accadere che quel giorno stesse male o avesse un altro impegno e allora magari all’ultimo momento si cercava un altro giornalista e magari in quel momento, svolgendosi i sorteggi a Roma e a Firenze, io mi informavo sul giornalista che sarebbe andato, sempre di mia iniziativa al sorteggio o lo inviavo all’ultimo momento.. Il sorteggio si svolgeva alle 11 del mattino, magari la mattina svegliavo qualcuno e lo mandavo all’ultimo momento; è possibile che il collega Pesciaroli che era a Roma e che partecipava a tutti i sorteggi, magari in qualche occasione ha agito di emergenza, sempre designato da me. Però in due anni di sorteggi effettuati dall’U.S.S.I., penso che siano stati coinvolti, non meno di 50 giornalisti»
  • Morescanti: «Senta, lei ha mai partecipato in prima persona attivamente al sorteggio arbitrale?»
  • Capone: «Si si una volta, l’ho fatto»
  • Morescanti: «E in quell’occasione, può raccontare alla corte al collegio, cosa è successo? ci racconta la sua esperienza?»
  • Capone: «La mia esperienza è l’esperienza che è quella che di tutti i colleghi, perché la procedura del sorteggio è stata concordata con estremo rigore con la federazione, quando la federazione avendo la necessità, sentendo l’opportunità, di avere una mano esterna al sistema del calcio che estraesse la pallina, nell’ambito di rapporto proficuo per svelinire l’ambiente, per evitare polemiche o per evitare dicerie, perché per un primo anno il sorteggio è stato fatto dai designatori, il signor Bergamo e il Signor Pairetto, negli anni successivi la federazione ci chiede, magari coinvolgiamo,visto che a volte anche qualche giornale dice “ah il sorteggio, ma perché lo fanno i designatori”, visto che voi scrivete e voi siete il classico cane da guardia, siete anche i rappresentanti dell’opinione pubblica e voi scrivete, potete interessarvi voi a fare questo sorteggio visto che i bambini non possiamo coinvolgerli (a quell’ora vanno a scuola, ndr) e comunque non sarebbe opportuno, fatelo voi. Chiedemmo le più ampie garanzie:la prima garanzia è che partecipasse sempre un notaio, la seconda garanzia è che la decisione sul giornalista da designare fosse sempre dell’Ussie che la Federazione, l’A.I.A. e la C.A.N… potesse mai avere nulla a che dire sulla designazione, quello era il giornalista designato e quello faceva il sorteggio e che soprattutto, fosse sempre il giornalista ad estrarre la pallina determinate, cioè fosse sempre il giornalista ad abbinare l’arbitro a quella partita che veniva scelta.. Il sorteggio quello che io ricordo.. fatto da me, ma tutti quanti quello a cui ho assistito, i giornalisti mi raccontavano che erano tutti uguali….. Queste procedure erano molte chiare, molto precise e i signori notai vigilavano perché venissero rispettate, perché per noi giornalisti era la garanzia per fare le cose per bene, come volevamo fare e come ci era richiesto da fare»

SULL’ORDINE DI ESTRAZIONE (PRIMA GARA, POI ARBITRO)

Così il notaio Ioli:

  • Pm Capuano: «Se in alcune circostanze questa alternanza prima estrazione partita e poi arbitro si fosse invertita, lei nel verbale lo avrebbe  rappresentato?»
  • Notaio Ioli: «Non è mai successo»
  • Pm Capuano: «Non è mai successo, va bene …. »
  • Notaio Ioli: «Anche perchè dall’estrazione della partita un arbitro poteva essere scelto oppure no. Per cui bisognava per forza partire dalla partita»(Lo spieghiamo meglio con un esempio: in prima fascia poteva capitare che ci fossero sia la Juventus sia l’internazionale Roberto Rosetti, di Torino e quindi precluso ai bianconeri. Proprio per questo, prima si estraeva la partita, e poi l’arbitro di modo che, se fosse stato estratto Rosetti, non se ne sarebbe tenuto conto e si sarebbe proceduto a ulteriore estrazione, ndr).

Così il notaio Tavassi:

  • Avv. Morescanti: «In tutte le occasioni in cui lei ha partecipato al sorteggio, è stata sempre rispettata la priorità, ovvero prima Pairetto che estraeva la sfera.. »
  • Notaio Tavassi: «Sempre, prima la partita poi l’arbitro»

Insomma bastava un interrogatorio. Bastava sentire tutte le campane. Non dico tutti i giornalisti (comunque non ce n’è uno che abbia avanzato sospetti, anzi..), ma almeno i notai. E invece hanno ignorato anche le persone, oltre che le telefonate!

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