Calcio e violenza: se il problema sono gli ospiti3 minuti di lettura

A quasi una settimana dal derby, quello che resta – paroloni ed editoriali a parte – è che lo stadio Olimpico all’interno del quale si è verificato il lancio reciproco di oggetti vari (bengala, botti, bottiglie, ecc) tra la tifoseria bianconera e quella del Torino, non è stato sanzionato per la sua palese inadeguatezza. Non sono funzionati i filtri all’ingresso dello stadio (nel quale è entrato di tutto) e nessuno ha pagato. Non è funzionata la sicurezza all’esterno dello stadio (vedi assalto al pullman bianconero) e nessuno ha pagato. Le telecamere del circuito chiuso dell’Olimpico si sono rivelate insufficienti come qualità e numero (se è vero che siamo ancora dietro ai “credibilmente”, che vuol dire “non abbiamo un cazzo di video buono”) e nessuno ha imposto al Torino con decreto d’urgenza di adeguarle (per capire: la Juventus spende ogni anno 1 milione di euro per le telecamere dello Stadium, il Torino 50.000 €). Non ha funzionato nemmeno, per l’ennesima volta, l’incostituzionale Tessera del Tifoso se è vero che tutti i presenti nel settore ospiti di Torino-Juventus, in teoria, sarebbero dovuti essere schedati e riconoscibili e invece zero fermati o daspati. Non solo: invece di punire loro (che già sarebbe stata un’ingiustizia perché a lanciare oggetti saranno stati in 10 massimo) ed impedire soltanto a loro di assistere alle prossime due partite interne della Juventus, si è pensato di punire 9.800 persone al posto di quelle 10 (o 1.200, se proprio 10 non le si riusciva ad individuare), indiscriminatamente. E allora mi si deve spiegare l’utilità di queste Tessere, propaganda da campagna elettorale (e raccolta dati sensibili dalle banche) a parte. Proseguiamo: Ormezzano, che ha scritto un articolo davvero brutto sulla Gazzetta dello Sport, non solo è stato difeso dallo stesso giornale e dalla maggioranza dei suoi colleghi giornalisti, ma gli è stata data la possibilità di replicare e attaccare Marotta. Diritto di parola, direte voi. Certo, non è quello: è che ci sarebbe anche un codice deontologico e in generale un discorso di credibilità della categoria e come al solito vengono meno entrambe le cose. Ancora: l’Osservatorio, che in teoria dovrebbe svolgere un ruolo di prevenzione degli incidenti e non sostituirsi a Tosel, ha vietato la trasferta a Genova dei tifosi Juventini non perché la partita sarebbe stata potenzialmente a rischio (non lo è), ma per i fatti del derby. E la sua decisione non è appellabile, a differenza di quella del giudice sportivo. Tosel, infine, non ha sanzionato l’aggressione al pullman bianconero giustificandosi dietro cavilli giuridici, punendo però un’intera Curva per i comportamenti dei 10 di cui sopra (che non erano nemmeno in Curva). Il messaggio passato è quindi quello che sia tutta colpa dei soli tifosi ospiti e non degli organizzatori dell’evento (sia a livello logistico, sia di sicurezza), né di chi quel becerume violento e incivile che è il tifo antijuventino in Italia lo cavalca per vendere due copie in più. Con il risultato assurdo e pericoloso che, se gli juventini violenti (ci sono anche quelli) avessero lanciato quella bomba carta verso il pullman granata e non verso la tifoseria avversaria, in occasione di Juve-Cagliari si sarebbe potuta organizzare una bella festa Scudetto con tutti presenti. Questa è la situazione. Questo è, né più né meno, il motivo per cui in Italia si parla tanto e male e si risolvono pochi problemi.

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