Oggi pomeriggio si è svolta la conferenza stampa di presentazione di Cristiano Giuntoli alla Juventus.
La prima considerazione che mi viene da fare è che, se dopo averlo ascoltato per 25 minuti filati, ci stiamo un po’ tutti ancora domandando se le sue parole fossero sincere o di circostanza, vuol dire che c’è un problema di credibilità di fondo.
Mi spiego. Per me è evidente che all’interno della Juve ci siano attaccate con lo scotch delle “parti” di un vaso che non necessariamente combaciano, come se provenissero da altri vasi, un po’ a caso. Non voglio arrivare a dire che le varie anime si detestino tra loro: più probabilmente non si apprezzano, evidentemente si sopportano, di sicuro si sono ostacolate prima di ritrovarsi forzatamente “attaccate” fra loro. Di Calvo e Allegri sappiamo, così come di Allegri arrabbiato per Giuntoli “imposto” da Calvo. E poi c’è Manna che voleva fare il DS e si ritrova Giuntoli, o Cherubini che era il capo di Manna e si ritrova alle fotocopie. Sono queste situazioni che ci fanno domandare “ma era sincero?”. Pare tutto forzato e, a pensar male, recitato.
Non credo che una conferenza o una frase pronunciata possa cambiare questa sensazione di convivenza forzata stile Covid, e infatti non è avvenuto. L’impressione è che questa situazione potrebbe andare avanti ancora per un po’. Ogni tentativo di conferma o elogio di Allegri verrà percepito come obbligato (“che ti aspettavi? Che lo criticasse in pubblico?”) o comunque non sincero al 100%, così come ogni frase di Allegri verrà probabilmente vista in ottica “fosse per lui…” (e sotto con le interpretazioni dei messaggi di Galeone, Sabatini e Zazzaroni!).
Magari è tutto un overthinking. Si spera. Magari, bypassando la genesi della formazione di questo gruppo di lavoro, dei compromessi trovati, degli spostamenti e degli scavalcamenti, poi il tentativo di lavorare assieme remando tutti nella stessa direzione lo si farà, in maniera anche sincera e convinta. Dovessi scommettere 5 euro, oggi, lo farei proprio sul fatto che si proverà davvero a convivere e fare gruppo. Alla fine, si tratta di professionisti e, per quanto delle divergenze possano esistere, si lavora per un obiettivo comune. Quante volte sarà capitato anche a noi di lavorare in contesti non ottimali, o con colleghi o capi non ideali? Lo abbiamo fatto lo stesso, immagino anche bene. Lo stesso Giuntoli, a Napoli, non ha mica sempre scelto tutto lui: a volte ha dovuto lavorare con quello che De Laurentiis decideva e gli metteva a disposizione. Lo ha fatto lo stesso, e l’ha fatto cercando di fare il meglio possibile.
Un problema però c’è e non lo si può negare. Mettere insieme gente che non necessariamente la pensa alla stesso modo può essere tanto un valore aggiunto, se funziona, quando tutti cercano di sopperire alle lacune altrui, di migliorarsi, di mettere le proprie idee e la propria esperienza al servizio degli altri. Può essere, però, e si spera di no, anche un gran casino da affrontare e col quale prima o poi non si potrà più scendere a patti se le cose dovessero mettersi male. Quando sarà il momento di fare muro, e di solito all’interno di una stagione avviene, è lì che la compattezza e il “combaciare” dei pezzi diventa un valore fondamentale in assenza del quale si rischia la rottura. È lì che il “vaso” non dovrà perdere acqua.
«La Juve non deve porsi obiettivi minimi, ma fare il massimo, e il nostro dovere è metterla nelle condizioni di farlo»
È per questo motivo che ritengo che la prossima stagione non potrà essere uguale alle (due) passate. Non esistono “obiettivi minimi”, come ha giustamente fatto rilevare Giuntoli, perché non possono essere quelli a tenere unite le varie anime, anche all’interno del gruppo squadra.
Allegri, con il suo stipendio e le sue convinzioni così polarizzanti, ha senso se lotti per lo Scudetto (e potrà pensare di farlo se sarà accontentato nei suoi desideri di mercato).
Fare un passo indietro, o di lato, e collaborarci strettamente ha senso, per gli altri dirigenti, se farlo porta ad una vittoria prestigiosa, che darebbe un senso al tutto.
Restare un altro anno alla Juve, per alcuni calciatori, potrà avere senso solo se si punterà e si farà “il massimo” (cit.).
Questo è, per me, cosa portarsi a casa delle parole di Giuntoli. “Lavorare per raggiungere il massimo” è ciò che ci tiene uniti ora, in questa situazione particolare. Essere sempre a contatto con “il massimo” e poi eventualmente raggiungerlo, è ciò che ci terrà uniti (o meno) nel corso della stagione e, forse, anche oltre.