Un giorno in tribunale10 minuti di lettura

Quest’oggi, prima delle consuete analisi sull’udienza, mi permetto – essendo stata la mia prima volta da spettatore diretto – di raccontarvi la tribolata ma istruttiva esperienza vissuta.

La giornata inizia prestissimo: sveglia alle 4:45, partenza per Napoli Poggioreale, via Biscardi (non l’Aldo Nazionale: questo si chiamava Serafino…). L’appuntamento è alle 9 del mattino con l’amico Enzo Ricchiuti. Imposto il TomTom, l’arrivo previsto è per le 8:25, ma c’è il traffico di Napoli, meglio non rischiare. Partenza (da Brindisi) che è ancora buio e primo caffè (di tanti) per fare benzina. La strada è libera, c’è mio padre ad accompagnarmi, nel tragitto si parla dell’udienza, dei testimoni che “tanto non si presenteranno”… lo aggiorno un pò sugli ultimi eventi. Tranne il blog, che legge ogni tanto, da buon cittadino italiano non sa molto di quanto successo finora a Napoli: i media non ne parlano e, quando lo fanno, brevemente, riescono a stravolgere tutto. Serve andare di persona, “vivere” un’udienza, farsi un’idea, e poi confrontarla con quella dei giornalisti. E’ un’esperienza anche questa.

Dopo un paio di ulteriori caffè, arriviamo alla tangenziale di Napoli che il traffico è poco, e l’uscita è una delle prime. Siamo in anticipo al luogo dell’appuntamento, e aspettiamo Enzo. Nel frattempo, ci saranno passate davanti una ventina di volte auto e camionette della polizia penitenziaria, a ricordare, semmai ce ne fosse bisogno, che lì dentro succedono cose “serie”. Enzo è napoletano, e si prende i suoi 5-10 minuti di ritardo, ovviamente. Ma è ancora  presto, e dopo i saluti e le presentazioni ci avviamo al tribunale. A vederlo da fuori fa impressione: m’immaginavo sì che fosse grande, ma quello di Napoli è una città! (per i curiosi: usate Google maps con Street viewscrivendo “Via Biscardi Napoli”, invertite la visuale, avanzate un pò e quell’enorme struttura a sinistra è il tribunale).

Una volta dentro, si passa ovviamente i controlli, e ci si dirige al terzo piano. Il palazzo è davvero immenso, un grattacielo di dimensioni impressionanti. Si sale un paio di piani a piedi, e si imbecca un corridoio che porta all’aula 216. Arriviamo che è presto, ma già troviamo gli ingressi “pubblici” transennati, con le guardie davanti. Sarà dura entrare. Incontriamo l’avv. Frales (che scrive le dirette per Ju29ro e Tifosibianconeri), tra i primi ad arrivare. Alvaro Moretti invece è già dentro da chissà quando, primo ad arrivare ed ultimo ad uscire. Il Pavel Nedved del gruppo. Giornalista con la G maiuscola, e ne son rimasti davvero pochi.

Attendiamo senza poter entrare, e vediamo sfilare prima un sacco di giovani: sono i praticantisti, che cominciano a scaldare la sedia e prendere il posto ai “big”. Con sorpresa, vediamo però che uno dei primi a giungere nel corridoio è Gianfelice Facchetti. E’ lì, senza scorta alcuna, senza precauzioni, che fa un paio di telefonate. E’ entrato come noi, chiedendo. Ragazzo semplice, pare. A prescindere da quello che poi dirà. L’ingresso, per i teste, è dall’altra parte, lontano dal pubblico. Lo prendono e lo accompagnano.

Cominciano ad arrivare gli avvocati: sfilano tutti, da Prioreschi alla bellissima Morescanti (versione dark lady), a Gallinelli, fino a Trofino. Quando ormai l’aula è piena, giunge pure Luciano Moggi. Un saluto al volo, poi entra, e comincia l’appello. Noi restiamo fuori, oltre le transenne. Le porte sono aperte, si sente pochissimo, i microfoni saranno tarocchi, si sente solo la Casoria, che c’ha un bel timbro di voce. L’appello lo conosco a memoria, ormai. I classici 8-9 minuti, poi entra subito Facchetti jr.

Fuori c’è Paolini. Sì, quello che fa il “disturbatore”. Curiosissimo come al solito. Pensiamo: ecco, è per lui che non ci hanno fatto entrare! Non lo prendiamo a simpatia, ma non lo calcoliamo. E’ piuttosto tranquillo, osserva l’udienza, non fiata, ogni tanto si siede, esce qualcosa dalla tasca, mangia. Che è? Sale, pare. Vabbè, è un personaggio. Tornati a casa, scopriamo che ha fatto questo (video), fuori dal tribunale. Dentro è stato uno scolaretto.

Fuori dall’aula siamo una decina, ci sono pure pure Gius Iovino e Filippo Trani del forum Juventus Fans. Ci conoscevamo tramite Skype, ci presentiamo. Gli altri sono napoletani curiosi, soprattutto gente anziana. C’è il mitico “prof” (non Kantor, eh), uno che Enzo mi dice essere sempre presente, alle udienze. Commenta tutto. Oddio: per capirci ha commentato dalle 9 alle 17! Tiene i comizi, raduna persino le guardie, si va da Martinez al ruolo dei Pm, dalla trasferta di Lecce a Manfredi Martino. Altro personaggio. Ma di quelli belli.

Gianfelice intanto lì dentro continua a parlare. Si sente sempre pochissimo, è mattina, e ci sono un sacco di cause in corso. A sinistra uno stupro, a destra un omicidio. Mio padre, curioso, assiste a due-tre di questi mini processi. Un furto di un camion, spaccio, cose così. La gente è nel gabbiotto, ed esce ammanettata. Fuori i parenti. Ogni tanto si sente gridare, sotto le scale. Corrono le guardie. “Hanno condannato qualcuno”, dice Enzo. Eh. Mica si è al processo di Biscardi! E’ un tribunale, e tutto lo ricorda.

Continua ancora, Gianfelice. Lo interroga Capuano. Narducci c’è, ma lascia fare. Lo tengono un sacco di tempo, più di un’oretta. E ancora non terminano le domande. Riusciamo a capire le fasi più importanti: il memoriale non viene accolto (parentesi: a maggioranza del collegio, e non per decisione della Casoria, come si leggeva ieri su Gazzetta.it). Ad un certo punto Capuano chiede “almeno la perizia stenografica della prima pagina”, e Prioreschi si alza e s’incazza. “Se la faccia da solo!”. Risata. Seguiamo Frales col cellulare, che fuori è bagarre. Le guardie so inflessibili: anzi, c’è quella buona, quella acida, il bonaccione e l’uomo con le cuffiette e il walkie-talkie, che sembra preso da un film americano. Però niente foto.

Entra Zamparini, anche lui dall’ingresso pubblico. Ci chiede quale aula fosse quella giusta, poi lo riconoscono e lo accompagnano anche a lui dal retro. Di Nucini invece non c’è traccia. E’ esperto: è già stato interrogato, ricorderà la strada. Però c’è, ci dicono. Ci sono tutti e tre. Si preannuncia una giornata lunga. In aula gli avvocati entrano da una porta a parte, subito di fianco a quelle “pubbliche”. C’è un “ingresso avvocati” attaccato, e le guardie davanti. In realtà è un piccolo corridoio, con una presa. Inutile. L’unica, assieme ad un’altra che è dentro l’aula, dalla parte opposta. Cose italiche. Tocca comprare una batteria del portatile di riserva, a chi lo usa in aula.

Bertini si vede a vista che non riesce a sopportarsi, in un tribunale. E’ spaesato, perso. Ogni quarto d’ora va in questo buco, fuma, poi esce nel corridoio a prendere “aria”. Telefona, fuma, rientra. E gli risale quel senso di nausea. De Santis è invece il solito guascone, ride, parla coi tifosi, fa la star. Con lui c’è Cennicola, inseparabile. Altri arbitri non ne vedo. Bergamo è sempre lì, in prima fila, al centro. Pairetto è dietro. Moggi al solito posto, tutto a destra, vicino al gabbiotto. Fa impressione, quel gabbiotto. Capisco Bertini, e capisco Scardina, che si sentì male.

Finisce Gianfelice. Entra Nucini. Eccolo! Sentirlo in radio fa impressione: vederlo nei suoi atteggiamenti, nelle sue risate, nel suo gesticolare, nel suo provocare… non si può raccontare. Servirebbe vederlo a video. E’ qualcosa di assurdo. Mio padre si scalda a certe sue risposte (“ma come si permette?!”), gli altri presenti lo insultano in napoletano. “Interista”, “E’ stato istruito bene”, “Vuole soldi”, sono i commenti più teneri. Gallinelli fa una battuta bellissima, ma non ve la posso dire. Prioreschi si scalda. Attacca. E Nucini contrattacca. Sembra una sfida a chi provoca di più. Ma Prioreschi non è un pivello, no. Anzi. Gente così se la mangia a colazione. Nucini si sente tutto, bene. C’è molto meno rumore, fuori. Lo si riesce a seguire, e francamente era l’unico che m’interessava, quindi bene così.

I round coi difensori durano un’oretta a testa. Nel merito parleremo in altri articoli, qui solo le sensazioni. Tocca a Gallinelli. Parte da lontano, ma sappiamo tutti che il nodo chiave è l’esposto alla Boccassini. La Casoria, visto l’orario, domanda: “Avvocato ci mette poco a finire? 5 minuti?”. Macchè. Ne ha per un’oretta ancora. Pausa di mezzora.

Di solito vanno tutti al buffet, ma stavolta, stranamente, non ci va nessuno. Sono tutti presi. Si resta fuori, nei corridoi. Moggi firma qualche autografo, e parla con tutti. La Morescanti e Bergamo discutono di Nucini. Bergamo ci racconta l’arbitro Nucini. Ce le teniamo per noi. Su Gianfelice nessun commento: nessuna perdita, nessun pericolo da lui. Anzi. Si parla tutti di Nucini. Prioreschi se la ride. Moretti è imbarazzato: non sa che scrivere. E’ davvero delirante. Ah, dimenticavo… durante l’esame, Nucini, col suo solito tono provocatorio, si fa sfuggire un «Allora diciamo che la scheda me l’ha data Guglielmo Marconi e a Torino c’era Giuseppe Garibaldi…». Quando lo dice, in aula i cameramen di “Un giorno in pretura” scoppiano a ridere, noi a metà tra la risata e la bocca aperta, in aula si resta senza parole. All’intervallo, invece, escono fuori tutte. Si scherza sull’Unità d’Italia secondo Nucini, deve essere stata una dedica…

Parliamo con degli assistenti dei legali di Moggi, juventinissimi sfegatati. Si passa al calcio giocato. Protagonista, manco a dirlo, Martinez. E Mazzarri (siamo pur sempre a Napoli). Oratore “il prof”, che tiene tutti a bacchetta. Gius e Filippo chiedono un autografo a Moggi. Ne chiedono uno pure ad Alvaro Moretti, ormai star di Hollywood anche lui (sorride). Quattro chiacchiere anche con Gallinelli, che ci spiega il suo piano diabolico. Non si può scrivere (serve prima la prova), ma se gli riesce il colpo…. salta il banco!

Finisce la mezzora, e si rientra. Zamparini ha un appuntamento alle 19 a Palermo, e chiede di essere ascoltato subito. La Casoria accetta, Nucini gli cede il posto. E’ rapido Zamparini. Conferma, ma non sa il giorno della telefonata. Di fatto non serve a niente, la sua deposizione. Poi si alza Pairetto, dichiarazione spontanea di 20 secondi, nella quale dice: “Occhio che se qualcuno si sogna di insinuare un sorteggio truccato, quel giorno avvenne a Roma e lo fece Manfredi Martino, il vostro uomo“. Moggi se la ride.

Ritorna Nucini, e ritornano i fuochi d’artificio. Gallinelli vince il suo round, e chiede alla Casoria le carte dalla Boccassini. A Nucini non lo credono neanche le guardie fuori dall’aula, figuriamoci la Casoria. Dice che la Boccassini la convoca e parlano di calcio giocato. Come al bar. Però aveva detto altro, la volta precedente. Disse che parlarono delle confidenze fatte con Facchetti. “Si, ma erano altre confidenze”. Risata. La Morescanti lo manda a quel paese. E gli elenca tutte le contraddizioni da udienza a udienza. La Casoria prende atto, avverte Nucini che è tutto registrato (e che so’ cazzi suoi!). Lui continua ad attaccare: “L’avvocato ha sbagliato la domanda”. “Se sbaglia non rispondo”. “Ora gliela faccio io una domanda”, “Qui si sta offendendo la memoria di Giacinto Facchetti” (assolutamente no, gli risponde la Casoria). Una scusa dietro l’altra. E poi quei numeri appuntati. Non si sa dove, poi si sa che è nelle 250 pagine di dossier (appunti personali), poi l’ultima volta non li ricordava, poi ora magicamente escono fuori. Uno spettacolo.

Fuori passano le ore, e la stanchezza diventa lancinante. Otto ore in piedi, ci appoggiamo alla transenna modello concerto di Vasco, la schiena è a pezzi.

Finisce. Saluti con gli avvocati, complimenti a Gallinelli e a Prioreschi (che legge le email, una mia, persino in aula: stakanovista), battute con Moretti e la Morescanti (lo scriviamo il pezzo, lo scriviamo). Il saluto finale a Moggi. Finisce così, con un panino all’autogrill, alle 18, prima di tornare a casa. E con i saluti ai compagni d’avventura. E’ stata una faticaccia, ma ne è valsa la pena. Questo processo è una farsa, e dal vivo lo è ancora di più. Ti continuano a sfilare davanti i pluripregiudicati e le volanti della polizia, vedi il gabbiotto, senti parlare di numeri di telefono ritrovati per magia (e chissenefrega, anche ammesso), di un memoriale senza firma, di una telefonata senza data. E ti metti a pensare.

A Bertini. A Scardina. A Bergamo teso (ma grintoso) come al solito. Alle risate di Moggi, alla straordinaria professionalità degli avvocati. E alle bugie che finora ci hanno raccontato. Si commenta in auto, al ritorno. Poi si vede il video di Paolini. Forse il più serio di tutti è proprio lui.

P.S.
Ringrazio Enzo Ricchiuti per la giornata. E i “tifosi del martedì” presenti.

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