Essere allenatore (ode a Sannino)6 minuti di lettura

Si è parlato tanto, ieri, dell’intervista post-partita rilasciata a Sky da Giuseppe Sannino e dell’atteggiamento ancora più sorprendente del presidente Luca Campedelli (ma mi soffermerò più sul primo, perchè mi interessa di più): i due, invece di sbraitare italian style davanti ai microfoni, parlare di “furto più grave della storia del calcio” (cit. qualcuno), di chiamare in causa Vidal che era dietro l’assistente ipotizzando condizionamenti vari eccetera eccetera, hanno parlato di calcio il primo, mentre il secondo è sceso negli spogliatoi per rincuorare l’assistente reo di un errore clamoroso.

Atteggiamenti fuori dalla logica ormai radicata del chiagn e fott e che hanno lasciato stupefatti i commentatori televisivi, impreparati dinanzi a certi discorsi, tanto da non riuscire a darsi una spiegazione. Vi posto prima il video per chi non l’avesse visto e poi vi dico la mia perché, come twittavo ieri (con un accento di troppo), secondo me non c’entra nulla la signorilità o la classe (la solita analisi banale e caciottara del giornalista sportivo medio italiano), ma si tratta semplicemente di “comunicazione”, di “gestione del gruppo”, di “preparazione del match successivo”… insomma Sannino, davanti alla tv, ha semplicemente fatto una cosa che pochi fanno: l’allenatore. Ed era francamente ora che qualcuno facesse scuola in maniera così spettacolare (ma le lezioni vanno capite) ed è ora che qualcuno prenda spunto per iniziare a cambiare atteggiamento e a prendere meno in giro calciatori, giornalisti e i tifosi.

Sannino è un allenatore vincente. No, non ha alzato nessuna Champions League al cielo e non ha un palmares confrontabile con quello di Mourinho, però ha la mentalità vincente e sa cosa vuol dire vincere un campionato (anche se di categorie inferiori) e sa benissimo anche cosa vuol dire lottare per non retrocedere nella massima serie, con squadre che la mentalità vincente non ce l’hanno (ancora?) e che necessitano di un lavoro psicologico, tecnico e tattico costante perché solo così possono avere delle reali chances. Sa pure cosa voglia dire vincere un campionato e poi trovarsi l’anno dopo, con la stessa squadra, a lottare per il quartultimo posto: da giocare per vincere a giocare per non retrocedere. E non è la stessa cosa. E non è per tutti.

Sannino per me è questo: un ottimo allenatore, preparato, pronto per il grande salto in una big, ma prima ancora è un uomo di sport, di campo, professionista serio. Chiunque alleni (o è stato allenato) sa infatti che l’atteggiamento corretto e più utile alla squadra, dopo una sconfitta, non è mai quello di andare in tv a lamentarsi dell’arbitraggio poiché tale atteggiamento, letto dai calciatori, può solo che procurare guai. Procura guai perché il messaggio che tu mandi è che non basta lavorare durissimo tutta la settimana perché tanto poi alla domenica (o mercoledì) c’è l’arbitro cattivo che ti penalizza e aiuta sempre le big di turno. Demotiva. Scoraggia. Toglie energie positive alla squadra. Non fa arrabbiare (e la rabbia la puoi trasformare in motivazioni), ma deprimere. E la depressione ti svuota. Fa sembrare il tuo lavoro inutile, il tuo sforzo evitabile, il risultato frutto di un “disegno” o della fortuna e non dell’allenamento quotidiano.

Un allenatore bravo è quello che ogni settimana ripete che con il sacrificio si ottengono i risultati e, coerentemente, quando si perde e/o si subisce un torto arbitrale, va in tv e dice che gli arbitri possono anche sbagliare. A lui interessa come ha giocato la squadra perché se si sono subiti due gol si è sbagliato qualcosa. Va in tv e dice che bisogna mantenere l’umiltà dinanzi alla Juventus perché ci sta che la Juventus ti batta. E, se sei umile, dalla sconfitta riesci a trarre degli insegnamenti positivi. Se invece piangi per l’arbitraggio no.

Un allenatore vincente in tv vuole parlare di calcio, della difesa a 3 sperimentata per la prima volta quest’anno, della prestazione, dell’aver fatto soffrire forse più di chiunque altro la Juventus (tutto è relativo, ovvio, ma finora è così, in questa stagione) ma che avrebbe potuto fare di più. Che avrebbe potuto attaccare con più coraggio. Che avrebbe potuto difendersi meglio ed evitare di subire due gol simili. Stimoli positivi, sani. Un allenatore serio e senza secondi fini, è ora che qualcuno lo scriva, dice questo. E non lo fa per strappare applausi o fare il buonista, ma per reagire nel miglior modo possibile e per ripartire meglio.

Bene, questa è la trascrizione di quanto detto da Sannino. Vedete se vi ritrovate.

E ancora: “Potremmo anche essere una squadra che potrebbe star qui a dire che è perchè siamo il Chievo, che potevamo fare un risultato diverso… però credo che non tutte le disgrazie arrivino per far male. Noi dobbiamo cercare di capire che abbiam messo, come preventivato, la Juventus nelle condizioni di non giocare come sa e, come detto prima, se avessimo avuto un po’ più di coraggio nel ripartire forse qualcosina di più avremmo fatto”.“Contro la Juventus ho già giocato 2-3 volte ed ho sempre optato per l’ampiezza da coprire. In campo ho visto una squadra che ha cercato di chiudere tutti gli spazi alla Juventus e sicuramente se avessimo avuto più coraggio di ripartire alcune volte forse potevamo creare qualcosina in più però giocavamo contro la Juventus e questo bisogna sempre tenerlo a mente e l’umiltà ci deve accompagnare quando giochiamo contro queste squadre. Siamo stati bravi a passare in vantaggio e il mio unico rammarico non è tanto il gol annullato… perché io credo di essere un po’ diverso dagli altri allenatori… credo di guardare molto più che si poteva fare qualcosa meglio sui due gol subiti. Nel primo tempo siamo stati molto bravi a coprire tutta l’area di rigore, ma abbiamo subito gol quindi sicuramente c’è stato qualche errore. Però siamo alla quinta giornata, io sono arrivato quest’anno e credo che siamo sulla strada buona nel capire dove sbagliamo e dove poter migliorare”.

E allora, secondo me, non è neanche (solo) questione di “signorilità” o educazione, ma di mentalità, di messaggi, di intelligenza, di filosofia “pratica”. Quella che gli allenatori poi, anche quelli che si lamentano e piangono per le rimesse laterali invertite, il giorno dopo cercano di mettere in atto con grandissima faccia di culo dicendo ai propri calciatori di dimenticare le proteste perché quelle le si fanno di facciata, per la stampa o i tifosi, ma che lavorando meglio si sarebbe potuto fare di più e blablabla.

Double face.

E invece basterebbe averne sempre una, senza fingere, senza trattare per scemi i propri tifosi, senza cercare sempre di evitare i processi o le critiche in caso di risultato sbagliato (fanno parte del gioco del calcio e devono anzi servire per crescere), senza cercare di fare i furbi. Ma è roba per pochi. Tanti lo fanno magari chiusi in uno spogliatoio, ma pochi – finora – hanno dimostrato di avere la forza e la coerenza di farlo anche fuori.

Grazie Sannino.

Inizia a scrivere il termine ricerca qua sopra e premi invio per iniziare la ricerca. Premi ESC per annullare.