Calciopoli. Le telefonate del Milan/1 – La nona di ritorno8 minuti di lettura

Iniziamo oggi un viaggio nell’informativa dei Carabinieri del gennaio 2006, interamente dedicata al Milan, e che pochi o nessuno conoscono. Servirà sia per analizzare le sentenze della giustizia sportiva (giuste? troppo dure? buffetti?), sia – ancora una volta – per avere un quadro più ampio su come i Carabinieri di Via Inselci hanno effettivamente condotto le indagini, e come le abbiano indirizzate, sempre, a senso unico. Contro Moggi e la Cupola, anche bypassando altre telefonate che probabilmente meritavano maggiore attenzione.

Il Milan “entra” ufficialmente nell’indagine penale di Calciopoli il 9 marzo 2005, quando i Carabinieri di Via Inselci decidono di mettere sotto intercettazione l’utenza di Leonardo Meani, dirigente accompagnatore dei rossoneri, responsabile dei rapporti tra la società e la classe arbitrale nazionale e internazionale. Ma non vi aspettate un’indagine completa contro la squadra di Milano, perchè l’obiettivo, scritto in chiaro addirittura nelle premesse dell’informativa del gennaio 2006 è un altro: «L’attività di indagine svolta nella direzione considerata, dunque, offre un ulteriore e prezioso contributo al quadro storico in cui sono maturati gli avvenimenti che hanno segnato la scorsa stagione calcistica». Dalla nona giornata di ritorno, cioè, i Carabinieri osservano anche il comportamento del Milan, rivale in corsa per lo Scudetto, per capire se vi fosse un “potere” altrettanto forte come quello Moggiano. Continuando a leggere, però, scopriamo che: «Gli elementi acquisiti rafforzano il dato investigativo complessivamente emerso circa il consolidato sistema di strapotere che Luciano Moggi esercita sull’intero settore calcistico, ponendo maggiormente in rilievo una situazione resa ancora più allarmante dall’esclusività di un tale potere, al quale non corrisponde un contraltare, non si affianca alcuna forza capace comunque di contrastarlo».

Il verdetto sembra spietato: i “nemici” sportivi in lotta con la Juventus per la vittoria del Campionato paiono, a leggere queste considerazioni, come impotenti, disorganizzati, inermi dinanzi allo “strapotere” del sistema creato da Moggi e sodali. Quello che vi propongo è, sempre basandomi sulle “loro” investigazioni e sulla “loro” informativa (quindi già contenente telefonate filtrate e considerazioni che spingono verso tale conclusione), una semplice, semplicissima domanda: voi sareste stati d’accordo, alla luce dei fatti e delle telefonate che vi riassumerò di seguito e che – è bene dirlo – erano tutte state ascoltate e trascritte, oltre che addirittura esaminate, per giungere poi a questo risultato? Niente telefonate “nascoste”, in questo caso. Il che, se vogliamo, è ancora più incredibile.

Iniziamo a scoprire quali riscontri trovano per supportare tale conclusione. Andiamo direttamente a pag.  pag. 4 (mi riferisco all’allegato linkato, che è estratto dal “Libro nero del calcio”, pubblicato nel 2006 da L’Espresso), dove comincia l’analisi del Campionato dal punto di vista milanista.

La prima telefonata analizzata è di venerdì 11 marzo 2005. Dopo aver saputo del sorteggio arbitrale, svoltosi alla mattina, verso le 15 l’assistente arbitrale Cristiano COPELLI – designato per Milan-Sampdoria – chiama Leonardo MEANI. Il dirigente milanista, scherzosamente, gli dice «oh, sei uno bello stronzo, però..», aggiungendo: «io mi sbatto come un matto di qua e di là.. e tu neanche mi saluti!». Il riferimento è a tutta un’opera dei giorni precedenti nei quali il Meani aveva convinto i designatori a mandare proprio Copelli per il match delicato con la Samp. Ma per gli inquirenti questo è tutto normale, anzi. La cosa anormale, che interessa loro, è che, commentando il precedente incontro Arsenal-Bayern Monaco diretto da Copelli assieme a Massimo DE SANTIS, la prestazione del fischietto “cupolaro” sia giudicata positivamente da entrambi, con questo commento: «Secondo me ha capito che deve togliersi il servilismo ed andare per la sua strada.. io penso che lui deve aver capito che se fa il servo…». Al solito, l’inchiesta è univoca: interessano solo Moggi e De Santis. La telefonata continua poi col Meani che racconta di aver telefonato al presidente Federale (Franco CARRARO) per essersi lamentato vigorosamente della situazione del calcio italiano («eh c’è troppa merda..»). Faccio notare come il “co.co.co” che per la difesa milanista agiva “da solo” e senza che avesse potere alcuno, oltre a parlare tranquillamente con l’assistente che aveva (millantato di?) fatto designare, si lamenta persino col presidente Federale (roba che neanche Moggi…), riportando le considerazioni di GALLIANI, che era arrabbiato perchè una persona tra l’altro non presidente e proprietario di una squadra, potesse avere tanto controllo, più di quello di BERLUSCONI, di MORATTI, di ZAMPARINI, «coglioni che mettono i soldi…» «e tu (MOGGI, ndr) comandi e fai quel cazzo che vuoi». Anche in questo caso, che Meani si lamentasse con Carraro è ritenuto “normale” (l’avesse fatto Moggi..), così come è ritenuto pacifico (ma lo è?) come nessun altro contasse niente. Nemmeno Galliani, presidente della LNP. Tutte vittime. L’importanza della telefonata ricade ovviamente solo sugli sfoghi antimoggiani. Ne diventa “prova”. La conversazione, ad ogni modo, si chiude con Copelli che dice di avere altre cose da dire, delicate, e allora Meani gli dà appuntamento in privato, per parlare a quattrocchi, il giorno successivo. Non prima però che si vantasse del suo potere, con frasi come: «Oh, ma hai visto come sto rilanciando anche MESSINA? (l’arbitro in attività Domenico Messina, ndr)» (fatto inserire in prima griglia dopo 2 settimane di inattività) e fosse messo in guardia dall’assistente sull’arbitro ROSETTI, sorteggiato per la stessa Milan-Sampdoria. Ne riparleranno in privato.

Per i Carabinieri tutto questo è normale. Strumentale. L’anormale è sempre Moggi. Parola di Meani.

Dopo nemmeno mezzora, Meani è raggiunto telefonicamente da un altro assistente arbitrale in attività, il sig. Gabriele CONTINI, il quale gli riferisce di come ormai gli arbitri fossero «giudicati e considerati in maniera diversa soprattutto in base ai loro schieramenti». Questo, secondo logica, farebbe pensare a più di uno schieramento, e non ad un moggiani contro tutti (o tutti sarebbero moggiani, visto che conveniva). Meani comunque, tornando alla telefonata, preannuncia all’assistente come «a breve si scatenerà una guerra interna ed esterna». I due continuano a discutere di arbitri e, dopo aver parlato di Pisacreta e Dondarini, arrivano a nominare – apriti cielo – il solito Massimo DE SANTIS, questa volta accoppiato con Gabriele PALANCA (nemmeno rinviato a giudizio) e Marco GABRIELE (assolto), e al loro avere in passato compiuto «delle robe da vergogna». Infine, a proposito dell’arbitro MESSINA, che Meani si vanta nuovamente di aver fatto mettere in prima fascia nella griglia (quindi sottointende che ci fu una telefonata con Bergamo dove fece pressione per mettercelo, chiedendolo esplicitamente), così dice Contini immedesimando nelle ragioni milaniste: «cioè io e te (sta parlando di Messina, ndr) siamo amici, qualcosina in più magari me la puoi dare oh, ma va bene…». Dove quel qualcosina è spiegato da Meani, che fa un esempio: «magare il giocatore tu lo richiami invece di ammonirlo, cioè sono queste cose qui, eh». Senza faccia. E hai voglia a parlare di vittimismo assieme a Puglisi e di Pisacreta (il numero 2 dei guardalinee, citando Mazzei con Facchetti) che quando deve alzare la bandierina contro la Juve gli pesa 5 chili.. Conta solo questo. Tutto il resto no.

Terza telefonata. Due ore dopo la partita Milan-Sampdoria, l’assistente COPELLI chiama Meani e lo ringrazia («eehi Leo, volevo ringraziarti.. perdonami dopo nel casino lì non ti ho nemmeno ringraziato». Di cosa? Non si sa, e non interessa. L’assistente della partita ringrazia il dirigente milanista, ma va tutto bene. Moggi invece, per delle magliette, è stato incriminato. Ma la telefonata continua. I due parlano di una mancata espulsione di Costacurta, discussa da Sky (che, fosse stato Moggi, sarebbe stata – senza riscontri – un ulteriore capo d’imputazione), e poi Copelli continua il discorso interrotto sul mondo arbitrale, dicendo come «da una parte abbiamo un signore, dall’altra uno…» «uno che comanda», completa la frase Meani. Copelli parla di pressioni ricevute da qualcuno, senza mai fare i nomi, tanto che a richiesta di Meani dice «quando sarà» glielo dirà. Per i Carabinieri però è Moggi. Loro sono avanti. Già sanno.

Quarta telefonata. E’ il 15 marzo. Meani telefona ancora a CONTINI e i due parlano della partita della Juve e del fatto che ai bianconeri fossero designati sempre assistenti «cacasotto», dalla poca personalità.

Ulteriore telefonata, alle 12,17, tra Maeni e l’assistente Claudio PUGLISI. I due parlano del successivo impegno del Milan (come faremmo al bar noi tifosi normali, verrebbe da dire), di come Meani avesse parlato con Alessandro GUIDI, osservatore arbitrale, del futuro dei due designatori, Bergamo e Pairetto, costretti, a meno di eventuale «colpo di coda» di Moggi, ad essere sostituiti (dall’amico Collina). La telefonata si chiude sempre parlando di Moggi, e il Meani racconta a Puglisi di come il dirigente bianconero stesse facendo pressioni (il riferimento è alla precedente telefonata con Copelli) sugli assistenti. Puglisi gli risponde «Io non ne ho mai ricevute». Fantastica la spiegazione di Meani: «A te no, non ne fa sicuramente, sei scemo? Come fa a fare le pressioni a te!». Puglisi è “suo”. E’ milanista. Lo sanno tutti. Tranne i Carabinieri. Puglisi, comunque, prova a dire chi, secondo loro, sarebbero gli autori di queste presunte pressioni: «il gatto e la volpe», dice. Per i Carabinieri intende Bergamo e Pairetto (il “verosimilmente” è di pura forma). Meani comunque non crede siano loro (il gatto e la volpe). Per i Carabinieri crede fossero Moggi e Giraudo. Verosimilmente.

Si chiude così la prima giornata di campionato analizzata, la nona di ritorno. I Carabinieri hanno già le idee chiarissime. Noi meno.

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